mercoledì 30 marzo 2011

DPTS

Anche oggi una ventina di terremoti, ma nessuno particolarmente rilevante a Tokyo. Del resto, ormai, a meno che non abbia delle prove certe che ci sia una scossa in atto, tipo un lampadario che oscilla visibilmente, fatico a distinguere i terremoti veri da quelli che mi invento, come scrivevo qui.

Tra parentesi, ho ricevuto varie conferme che non sono l'unico. Una mia studentessa, per esempio, oggi diceva che dal giorno del terremoto ha qualche problema di equilibrio. Suppongo che l'esperienza del suolo che si muove abbia incrinato in qualche modo la nostra certezza atavica che la terra sia "terraferma". E probabilmente buona parte di noi è anche affetta da versioni più o meno leggere di DPTS (Disturbo Post-Traumatico da Stress), perché pur non essendo terremotati abbiamo sperimentato la scossa più forte mai percepita nella nostra vita, in molti abbiamo pensato di stare per morire, perciò è probabile che qualcosa sia rimasto dentro, anche se poi ognuno di noi ha reagito in modo diverso.

I giapponesi (ma anche chi vive qui da molto, come me) sono abituati alle scosse di terremoto, perciò la reazione psicologica a questo fatto è probabilmente mitigata. A me è venuto da ridere quando ho letto la prima volta questo articolo, che racconta la paura di una ragazza italiana che quel giorno stava a Osaka. Osaka! - ho pensato.  Dove la percezione del terremoto è stata di 1, 2 o al massimo di 3 shindo! A Tokyo è arrivata fino a 5+!

Ma poi mi sono reso conto che per chi non ha mai provato il terremoto anche una piccola scossa fa molta paura. E ho pensato ai molti, anche già vaccinati ai terremoti, che hanno superato quello dell'11 marzo apparentemente indenni e che poi si sono fatti prendere da un panico irrazionale per i fatti di Fukushima. Leggendo qualcosa sul DPTS ho visto che si manifesta anche sotto forma di ansia estrema.
Cito da qui:
sia i grandi sia i più piccoli quando vengono esposti a qualcosa che in qualche modo (reale o simbolico) assomiglia al terremoto reagiscono provando un intenso disagio psicologico, oppure manifestando reattività fisiologica (difficoltà ad addormentarsi o insonnia, irritabilità, difficoltà a mantenere la concentrazione, ipervigilanza ed esagerate risposte d’allarme. 
Il pericolo nucleare, ingrandito dall'ansia post-terremoto e dall'aiuto fornito dei media italiani, dev'essere poi stata la goccia che ha dato un colpo decisivo alla mente di coloro che nel giro di un paio di giorni dal sisma hanno fatto le valigie e sono fuggiti dal Giappone (e qualcuno che conosco si è già licenziato dal lavoro qui e ne sta cercando uno in Italia…).

Un'amica, residente a Tokyo ormai da anni, è rientrata in Italia una settimana dopo il terremoto e mi ha scritto:
La mia è stata una decisione improvvisa, ma penso che ne avevo bisogno... Lo shock del terremoto si fa sentire ora che sono a casa tranquilla e i nervi si sono distesi... I primi due giorni qui non ho fatto che piangere, ora mi sono calmata e forse domani riuscirò a mettere piede fuori casa. 
Lei probabilmente tornerà. Altri no.

In realtà so che si parla realmente di DPTS solo quando diventa una vera e propria malattia, perché i primi giorni dopo l'evento traumatico lasciano su tutti dei segni, che poi però piano piano spariscono e non necessariamente sfociano nel DPTS.

Ma il mio scopo qui non era giocare a fare il piccolo psicologo. Volevo soltanto dire che leggere di queste cose mi ha aiutato a guardare con più comprensione e realismo quelli che alcuni miei compagni rimasti qui hanno un po' frettolosamente battezzato "i caghetta".

Aggiornamento: quello che in italiano è DPTS (Disturbo Post-Traumatico da Stress) viene dall'inglese PTSD (Post-Traumatic Stress Disorder). Non è che in italiano sarebbe più corretto chiamarlo DSPT, cioè "Disturbo da Stress Post-Traumatico"?

2 commenti:

  1. Grazie della delicatezza. Sempre gradita quando si parla di persone e di paura. :*

    RispondiElimina
  2. Ciao Ernesto, dire che in questo caso sia un piacere tornare a "rileggerti" può essere vero solo in parte visto che c'è voluta una disgrazia così terribile per farti tornare.
    In ogni caso hai fatto, e stai facendo, un ottimo lavoro riunendo impressioni e osservazioni personali con informazioni da fonti attendibili, per darci finalmente una visione onesta delle cose.
    A differenza di ciò che ci forniscono le varie voci mediatiche "istituzionali", che come sempre manipolano e distorcono (o addirittura inventano) la realtà.
    Non vorrei però che si pensasse che l'informazione "corrotta" sia solo una questione politica, pur infelicemente bipartisan.
    Ho notato che ogni volta che leggo su un quotidiano un articolo di un argomento di cui sono particolarmente ferrato lo trovo pieno, non solo di inesattezze, ma proprio zeppo di pure e semplici falsità che chiunque, senza troppa fatica, potrebbe smascherare come tali.
    Il che porta inevitabilmente a pensare che il giornalismo retribuito sia ormai qualcosa che non ha più senso di esistere.
    Non è così?
    Chiudo con un'ultima considerazione su come l'emergenza sia stata gestità dalle autorità ma anche dalla popolazione in generale.
    Forse sbaglio ma mi pare davvero che il lavoro fatto sia davvero encomiabile, roba che in Italia ce la sogniamo, a livello di organizzazione, tempestività e precisione degli interventi.
    E' davvero così?
    A presto, Martin.

    RispondiElimina